Piscine A. T.

Ottobre 2021.

Premessa

Quando ho visto queste piscine abbandonate la prima volta non credevo ai miei occhi. Non per altro, ma in queste piscine ci ero stato diverse volte da bambino/ragazzino! Esplorare un luogo abbandonato in cui si era stati quando ancora era in funzione è una sensazione molto particolare, fino ad ora provata solo con l’ospedale G. S..

Storia

Queste piscine fanno parte dell’adiacente stabilimento termale, che però sembra essere ancora in funzione. Dalle notizie trovate on-line (poche) pare che un’alluvione e diversi infelici cambi di gestione abbiano portato all’abbandono delle piscine nel 2019. Si trovano on-line fotografie relative all’estate 2018 in cui le piscine erano in funzione e piene di bagnanti. Curiosamente, su molti portali e siti web le piscine vengono tutt’ora elencate tra i servizi disponibili dello stabilimento termale.

La piscina intorno all’anno 1990.

Esplorazione

Una bella mattina autunnale è il momento giusto per l’esplorazione di queste piscine e se possibile anche del vicino stabilimento di imbottigliamento acque minerali. La zona è molto tranquilla ma ci sono diverse case che si affacciano proprio sul complesso dall’altra parte della strada. Durante il precedente sopralluogo avevo individuato un punto di accesso, ma casualmente ne trovo un altro di una comodità imbarazzante. Sono dentro e mi riparo dietro la costruzione bassa che ospitava la biglietteria, il bar e il deposito dei lettini e ombrelloni. Le piscine sono semi vuote, forse piene solamente di acqua piovana, con il fondo maculato di alghe scure.

Sulla pavimentazione dell’area solarium sono cresciute erbacce ovunque che si sono fatte largo tra i piastrelloni di cemento. Sotto le tettoie sono stati radunati i tavolini e sbirciando dentro i magazzini chiusi si vedono ombrelloni, frigoriferi e altre attrezzature. Una volta, attaccata alla recinzione esterna c’era una copertura in bambù per proteggere la privacy dei bagnanti, oggi invece sono molto esposto alla vista sia dalla strada che dalle case di fronte. Per fortuna non c’è movimento e quindi mi posso muovere abbastanza tranquillamente.
A sinistra dell’ingresso ci sono due blocchi di prefabbricati che ospitano spogliatoi, servizi igienici e le docce per i bagnanti; ci sono ancora gli specchi e gli asciugacapelli elettrici appesi ai muri.

Oltre la piscina più grande c’è un chiosco della Algida che non ricordavo esserci all’epoca delle mie visite da bagnante; è stato riempito disordinatamente di tutti i tavolini e le sedie di plastica. Di fianco c’è quello che resta del campo da tennis, che doveva essere in terra rossa se non sbaglio; ora è coperto da un telo di plastica con una grande pozzanghera al centro e le alte reti perimetrali sono rotte in più punti. Di fianco al campo da tennis c’è anche un piccolo campo da calcetto che non versa in condizioni migliori, anzi, gli alberi adiacenti stanno cercando di riconquistarlo.

Dalla parte opposta, oltre il campo da tennis, c’è l’altra piscina più piccola, quella per i bambini e quella dove terminava lo scivolo. Già, lo scivolo… perché mai è stato smontato? Forse era troppo pericoloso e non più a norma? Comunque, rimane il supporto in cemento prima del tuffo e i supporti metallici più alti che sostenevano il grosso tubo azzurro. Ricordo ancora le giunte tra gli elementi di quello scivolo trasformarsi in lividi sui gomiti e sui talloni dopo le innumerevoli discese; non era un grande scivolo, in pratica era una semplice “S”, ma lo ricordo come un divertimento pazzesco.

Si usciva dall’acqua e di corsa si attraversava una passerella per poi risalire la scaletta metallica; c’era una specie di passatoia di plastica per non ferirsi i piedi anche se ricordo che spesso ci si pungeva con gli aghi di pino disseminati ovunque! Oggi la passerella non c’è più, rimangono solo due travi di legno dove appoggiavano le griglie di metallo e solo oggi realizzo che la scala dello scivolo era installata sul tetto di un edificio di due piani avente le fondamenta più a valle rispetto al piano delle piscine.

Scendo una scala che porta ad un livello più basso rispetto alle piscine, corrispondente al primo piano dell’edificio; qui sotto c’è un locale che ospitava l’infermeria, oggi semivuoto e usato come altro deposito di vecchi attrezzi e degli armadietti con serratura probabilmente usati dal personale per riporre i propri vestiti. Continuo la discesa passando in mezzo a degli alberi e mi ritrovo in un grande prato dove finalmente posso vedere l’altro lato dell’edificio. Metà bianco e metà verdino, con l’intonaco scrostato e la grondaia piegata, non verte proprio in buone condizioni. A pian terreno ci sono i bagni per i dipendenti; gli infissi sono stati asportati e ci sono parecchie grandi ragnatele che non invitano proprio all’ingresso.
Penso di aver visto abbastanza, così proseguo il mio cammino alla ricerca dell’ingresso allo stabilimento abbandonato delle acque minerali.

Conclusioni

Un’esplorazione molto breve di un posto non eccezionale ma che per me aveva un grande sapore di nostalgia!

Le foto qui presenti risalgono a Ottobre 2021.